<b> Quel post sui libri che ha fatto tanto discutere… </b>
Tra le migliaia di visitatori che in questa edizione hanno affollato il Salone Internazionale del Libro di Torino, ci siamo stati anche noi. La torre di libri che troneggiava tra gli stand dei vari espositori, ci ha fatto tornare alla mente una recente moda relativa alla funzione estetica che i volumi ricoprono.
Ebbene sì, oltre ad erudire, divertire, far svagare ed appassionare i propri lettori, i libri sono diventati anche pezzi d’arredamento. Cerchiamo di spiegarci meglio: la tendenza a catalogare i volumi all’interno delle proprie librerie e degli scaffali non è certo una novità. Che si tratti di un ordine alfabetico, cromatico, di autore o di altezza, ciascuno di noi dispone i propri libri secondo precise regole. Ciò che fa tanto discutere ultimamente, però, è l’attenzione che architetti, esperti di interior design e appassionati del fai-da-te stanno dedicando ai nostri amati volumi.
Nello specifico, è stata una domanda a scatenare una grande polemica sul web: “Books don’t match your decor?”, lanciata su Instagram con l’intento di suggerire agli utenti di ovviare al problema di abbinamento dei libri con l’arredamento domestico, volgendo il dorso degli stessi verso le pareti e lasciando a vista il taglio concavo.
Nonostante l’87% degli utenti abbia ritenuto un “abominio” trattare i libri come pezzi di arredamento (fonte: Buzzfeed), Mark Purcell, ex bibliotecario del National Trust (l’ente che preserva i Beni culturali britannici) spiega che: «A noi sembra strano ma fino a 300 anni fa qualsiasi biblioteca in Inghilterra, Galles o Scozia, ordinava i libri al rovescio».
Il clamore scatenato da un semplice post, quindi, non sembra essere giustificato. Considerando anche i c.d. coffee table books (nda: libri posizionati sul tavolino da caffè, con l’intento di stupire con la loro bellezza gli ospiti), che ci piaccia o no il poter decor del libri sembra prendere sempre più piede.
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